Ritratto di donna araba che guarda il mare

Quando:
05/04/2019 alle ore 21.00
2019-04-05T21:00:00+02:00
2019-04-05T21:15:00+02:00

Venerdì 5 aprile ore 21.00

Lab Centoventuno in

Ritratto di donna araba che guarda il mare

di Davide Carnevali – testo vincitore del 52° premio Riccione per il teatro

con Alice Conti, Michele Di Giacomo,  Giacomo Ferraù e Giulia Viana

regia Claudio Autelli

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Un testo sulla condizione della donna e sul potere dell’uomo. Una lotta verbale che genera distanza e alimenta incomprensioni. Una riflessione non scontata su migrazione e scontri tra culture culture, e allo stesso tempo un’esplorazione della possibilità del tragico nella contemporaneità.

Un europeo, un turista, in una città del Nord Africa incontra una giovane donna una sera al tramonto, in riva al mare.

Sembra volerla amare ma lei rifiuta il ruolo di preda. Poi tutto si rovescia, ed è la donna a condurre il gioco. La lingua araba è per entrambi la lingua delle emozioni, il francese quella della ragione. Un finale ambiguo corona quest’esercizio drammaturgico di Davide Carnevali sull’idea del tragico nella contemporaneità, forse sui presupposti incompresi degli scontri di culture.

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Quello di Carnevali è un testo fortemente allegorico. L’uomo europeo e la donna araba portano con loro i valori di culture differenti, di popoli per sensibilità lontani tra loro, ma accomunati dal fatto di affacciarsi sul Mediterraneo. Culla dell’Europa e allo stesso tempo campo di conquista: militare, politica ed economica da parte dell’occidente.

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[…] Impastato di freddezza e sensualità, nutrito di un sentimento tragico del reale e percorso da un linguaggio dalla elegante e tersa geometria (con evocative ripetizioni stilistiche, variazioni e nuance), il raffinato e personalissimo sguardo dell’autore, che si serve di una visionarietà vivida e capace di dare consistenza teatrale alla narrazione, si posa sull’immedicabile distanza che ostacola ogni possibilità d’incontro tra esseri umani, per poi raggelarsi in un finale dalla apparente quiete, insieme funerea e rassicurante («Niente. Non è successo niente»).
Dalla motivazione della giuria del Premio Riccione

Il testo, intelligente e ben scritto, pone l’accento sulla diversità di culture e la difficoltà di comunicazione,
nessuno sembra in grado di spostare se stesso dalle proprie certezze, dalla propria visione del mondo […].
Autelli pone gli attori seduti intorno a un plastico di una città mediorientale che ripreso da una telecamera da angolazioni diverse, proietta su uno schermo sul fondo ambienti differenti popolati dai personaggi. Una buona scelta che sembra catturare l’immobilismo nascosto di questa corsa verso l’altro. Una corsa sul posto.
Magda Poli – Corriere della Sera

[…] colpiscono il dosaggio sapiente di pause, ripetizioni, prospettive incrociate, la non indulgenza al sentimentalismo, la dimensione mediterranea ma come raggelata a temperature nordiche. La regia di Autelli ne asseconda la struttura formale con un impianto volutamente statico. A muoversi sono soprattutto le parole e le loro traiettorie ambigue dentro geometrie impreviste dove la stessa frase cambia di segno a seconda del personaggio che la pronuncia. Misurati e consapevoli, gli attori dicono battute e didascalie, mentre il modellino in scala della città ripreso da una telecamera precipita lo spettatore in un’ipnotica illusione visiva. Tutto tenuto a distanza, eppure perturbante.
Sara Chiappori – La Repubblica

[…] L’ambiguità permea in profondità la scrittura di questa pièce di Davide Carnevali, ne riflette la sostanza più autentica. Quelle situazioni dai contorni indefiniti, quelle conversazioni che assumono di continuo contenuti diversi a seconda di chi parla e di chi ascolta, sono per l’autore la metafora di una distanza più assoluta: sono la cifra di un’incapacità di comunicare fra popoli diversi […].
La raffinata regia di Claudio Autelli prolunga questa dimensione mentale del testo ambientandone gli sviluppi in una sorta di città-miraggio, un ambiente urbano in miniatura ricostruito su un tavolino al centro della ribalta, con modellini di edifici che vengono ripresi da una videocamera e proiettati su uno schermo. […] Gli attori, disposti attorno al tavolino, danno vita con bella intensità a un’azione immobile, che si sviluppa unicamente attraverso il concatenarsi evocativo delle parole.
Ne deriva una parabola tesa, inquietante, uno spietato teorema esistenziale che si trasforma in un pungente monito a guardarsi da generalizzazioni e luoghi comuni.
[…] Lo spettacolo mi è piaciuto per l’atmosfera sospesa, per l’abile tecnica compositiva che alterna di continuo la forma drammatica a quella narrativa, lo scambio verbale fra i personaggi e la mera descrizione di ciò che fanno o intendono fare.
Renato Palazzi – delteatro.it

Ingresso Intero: 16 euro
Ingresso Ridotto (fino ai 26 anni e over 65):  14 euro

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